Dania Ceragioli

Photographer - Italy

Biografia

Dania

Curiosa, dinamica, alla continua ricerca e scoperta del mondo e di chi lo popola, amo fotografare, scrivere e soprattutto viaggiare…
Proprio attraverso il viaggio è nata la passione per la fotografia, inizialmente una necessità di documentare cercando di preservare nel tempo l’immagine di un momento, rendere immortale l’emozione fugace di un attimo.
Successivamente fotografare è divenuta una forma di espressione, il cercare di vedere più che guardare, scoprendo che la forza di un’immagine può trasmettere coraggio, indurti a riflettere, denunciare, emozionare. Non potrò cambiare il mondo, ma ho sempre la speranza di contribuire con i miei scatti a renderlo un posto migliore.

I miei ultimi progetti


Di seguito troverete un'anteprima dei miei progetti

Storia di una drag

Io sono Alessio e amavo tanto cantare, i miei amici trascorrevano le vacanze al mare e io invece le trascorrevo lavorando per pagare le lezioni private di canto. Amavo salire sul palco e essere me stesso, essere al centro di tutto, essere ammirato. Le notti si consumavano lentamente sulla marina e un giorno all’alba sono apparsi dei tacchi a spillo e una stola piumata. Alessio quasi per gioco è divenuto Stella (Monroe) e da quel momento Stella ha iniziato a dimorare in me. Stella è la mia parte giocosa, quella che può permettersi l’irriverenza e l’eccesso, il trucco e i lustrini. Perché io adoro cantare, come trasformare il mio viso e il mio corpo. Io che vivevo nella luce del giorno, immerso nella natura, sono divenuto una creatura della notte. La gente adesso mi acclama, mi esalta mi cerca, io ho bisogno del mio pubblico come il mio pubblico ha bisogno di me. Ma io devo continuare a essere disciplinato per permettere a Stella di trasgredire, perché il popolo della notte è molto esigente e non perdona, vuole essere stupito ogni volta. Io sono una drag singer ma quando si spengono le luci torno me stesso/a, le ombre e la parrucca oscurano il viso, voi potete continuare a applaudire ma nessuno di voi potrà catturare mai la mia anima e scoprire chi veramente io sia. 

Info sul progetto

Sto seguendo Alessio (Pellegrinetti) in arte Stella Monroe (cognome della sua icona preferita) da quasi un anno. Mi incuriosiva conoscere il suo mondo e parlarne in maniera profonda, senza pregiudizi. Alessio è una delle tre drag italiane che cantano realmente, la maggior parte di loro che vengono definite queen, si limita a esibirsi in playback, e per questo lui si merita l’appellativo di drag singer. Alessio è ormai Stella da circa sei anni. Dopo molte esibizioni come cantante è riuscito a fondere la passione per il canto e per il cabaret con l’arte del travestimento. Impegnato in moltissimi locali della regione, ha partecipato all’ultima elezione di Miss Drag Queen Toscana classificandosi al secondo posto. La sua vita diurna è scandita da ritmi molto precisi, soprattutto dati dalle lezioni di canto che impartisce a giovani e meno giovani. 
Vive con il suo compagno e due gatti neri, si reca spesso dalla nonna che gli cuce pazientemente gli abiti di scena… ha una passione smisurata, quasi come il canto, per l’esoterismo… ma questa è un’altra storia.


History of a drag

I’m Alessio and I loved singing so much, my friends spent their holidays at the sea while I spent them working to pay private lessons in singing. I loved getting on stage and being myself, being at the center of everything, being admired. The nights were slowly consumed at the seaside and one day at the sunrise some spike heels and a feathered stole appeared. Almost as a joke, Alessio became Stella (Monroe) and by that moment Stella started living in me. Stella is my playful part, the one that may afford irreverence and excess, the make-up and the sequins. Because I love singing and to transform my face and my body. I who lived in the light of day, into the nature, I became a creature of the night. People now acclaim me, celebrate me, look for me, I need my audience as my audience needs me. But I must continue to be disciplined to allow Stella to transgress, because the people of the night are very demanding and do not forgive, they want to be amazed every time. I am a ‘drag singer’ but when the lights turn off I come back to myself, the shadows and the wig obscure my face, you can continue to acclaim but none of you can ever capture my soul and find out who really I am.

Info on the project

I'm following Alessio (Pellegrinetti) in art Stella Monroe (last name of his favorite icon) for almost a year. I was intrigued to know his world and talk about him in a deep way, without prejudices. Alessio is one of the three Italian drags that really sing, most of them that are called queen, they just performs in playback, and for this he deserves the name of ‘drag singer’. Alessio is now Stella for about six years. After many performances as a singer he managed to combine his passion for singing and for the cabaret with the art of disguise. Engaged in many clubs in the region, he participated in the latest election of Miss Drag Queen Tuscany, ranking in second place. His daytime life is marked by very precise rhythms, especially given by the singing lessons he gives to young and old persons. He lives with her partner and two black cats, he often goes to her grandmother who patiently sews his stage clothes... he has a huge passion, almost like singing, for esotericism... but this is another story.

Simply love

Da circa due anni sono stata accolta in questa bella famiglia formata da quattro straordinarie donne che vivono in Toscana Chiara, Arianna, Livia e Anna.
Ho iniziato questo progetto con l’intento di documentare e soprattutto capire quali fossero le differenze e le difficoltà, se ve ne erano, rispetto a una famiglia tradizionale.
Attorno alle famiglia arcobaleno in questo momento storico c’è molto fermento e qualcuno ne ha messo in discussione anche la loro esistenza.
Chiara e Arianna si sono unite civilmente nel 2017, mentre Arianna era in attesa di Anna che adesso ha un anno.
Chiara è la madre biologica di Livia che ha appena compiuto tre anni, le bambine sono sorelle in quanto nate dallo stesso donatore.
Chiara è un medico, una pediatra, mentre Arianna è una informatrice farmaceutica, oltre a dividersi fra il lavoro e le figlie amano viaggiare per l’Italia con il loro camper.
Questa famiglia come altre migliaia in Italia fa parte dell’Associazione Famiglie Arcobaleno (Associazione genitori omosessuali) che offre sostegno e tutela legale ai propri iscritti.

L’articolo 29 della Costituzione cita “La Repubblica riconosce I diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare”.
Leggendo questo articolo pare tutto semplice, univoco, ma quale è la famiglia oggi? Ci sono diversi tipi di famiglia, la famiglia è cambiata quella intesa come tradizionale è soltanto una fra le molteplici. Che cosa realmente definisce una famiglia? La frase più ricorrente sugli striscioni di Famiglie Arcobaleno è “E’ l’amore che fa una famiglia”.
Famiglia è infatti stare con chi hai scelto e con chi ti sceglie, semplicemente stare lì, insieme.
Oggi le Famiglie Arcobaleno sono una realtà in continuo aumento. Una realtà che corre più veloce dei dibattiti in parlamento, in Italia da uno studio del 2005 si calcola che siano centomila i minori con un genitore gay, nati da matrimoni eterosessuali sfociati in divorzio o vissuti sin dall’inizio con due madri o due padri. Di fatto si è creato un vuoto legislativo che lascia senza diritti tutti questi bambini perché non è mai stata varata una legge che riconosca la genitorialità da parte di entrambi i richiedenti.
Cercare di adeguarsi alla società che cambia dovrebbe essere una priorità per ogni Stato garantendo a tutti i suoi cittadini una vita egualitaria.


Simply love

For about two years I was welcomed in this beautiful family formed by four extraordinary women who live in Tuscany Chiara, Arianna, Livia and Anna.
I begin this project for the purpose of documenting and above all understanding the differences and difficulties, if any, compared to a traditional family.
In this historical moment there is a lot of discussions about the ‘Rainbow Family’ and someone has even questioned their existence.
Chiara and Arianna joined civilly in 2017, while Arianna was waiting for Anna who is now one year old.
Chiara is the biological mother of Livia who has just made three years old. Girls are sisters because they were born of the same donor.
Chiara is a doctor, a pediatrician, while Arianna is a pharmaceutical representative, in addition to divide themselves between work and their daughters, they love to travel around Italy with their camper.
This family, like thousands of others in Italy, is part of the Rainbow Families Association (homosexual parents association) that offers legal support and protection to its members.

The article 29 of Italian Constitution states “The Republic recognises the rights of the family as a natural society founded on matrimony. Matrimony is based on the moral and legal equality of the spouses within the limits laid down by law to guarantee the unity of the family”.
Reading this article seems all simple, univocal, but what is the family today? There are different types of family, it has changed and the so-called traditional family is only one of the many.
What really defines a family? The most common phrase on Rainbow Families banners is "It is love that makes a family".
Family is in fact staying with whom you have chosen and with who chooses you, simply being together. Today the Rainbow Families are a constantly growing reality. A reality that runs faster than discussions in Parliament, in Italy from a 2005 study it is estimated that there are one hundred thousand children with a gay parent, born of heterosexual marriages resulting in divorce or lived since birth with two mothers or two fathers. Practically a legislative vacuum has been created that leaves all these children without rights because a law that recognizes the parenting of both applicants has never been approved.
Trying to conform to the changing society should be a priority for each state, ensuring all its citizens an equality of life.


Work in progress

Chris ha 25 anni e per la sua giovane età un passato segnato da molti cambiamenti. Chris è nato nel corpo di Sara, un corpo che a un certo punto ha sentito inadeguato. Sono iniziate le domande, ma anche i moti interiori per capire, per ritrovarsi, per scegliere. Così è iniziato il cambiamento, una lenta mutazione prima affidata a un piccolo diario, poi alla pittura che quasi con liberazione riusciva ad andare dove la mente non voleva. Sono trascorsi anni impegnativi, cure ormonali, ricoveri in ospedale e lunghi interventi chirurgici. Ma Chris lentamente e con tenacia ha avuto il suo corpo, liberato da un seno abbondante che continuamente doveva nascondere, ricoperto di peli e da una folta barba, ha iniziato a riconoscersi. I lavori sono ancora in corso e probabilmente dureranno per tutta la vita, una transizione non può mai dirsi completata, ma adesso ciò che Chris sentiva si è allineato con ciò che adesso prende forma davanti a uno specchio. Il coraggio di essere quello che si è, andando oltre le convenzioni, il pregiudizio, la paura.

Attualmente Chris vive in Toscana con la madre e un gatto, ama le arti marziali, la natura, la vita e soprattutto Parigi dove periodicamente si reca per incontrare la sua ragazza.

Questo progetto sarà realizzato con la giornalista Melissa Aglietti che curerà la parte narrativa.

Chris is only 25 years old, but he experienced lot of changes in his brief life. Born in a body which didn’t suit him, he decided to embrace his real gender identity when he still was a little boy, entrusting this process to a diary and then to painting. Finally, Chris had his real shape, after long surgeries and his life slowly started to take form in front of the mirror, even though the struggle to obtain hormonal treatment in Italy. Our efforts focus on this dance between two identies, Chris and Sara, which are always on the edge and which they meet each other with the same perseverance of the crashing waves of his hometown. A metaphorical work, where real and unreal melt together through the most secret footpaths of our mind.

This project will be realize with Melissa Aglietti, journalist, who treats gender issues and works for regional and national newspaper on a freelance basis.


Altri progetti


Di seguito troverete un'anteprima di altri miei progetti

Normandia, le spiagge ritrovate...

La libertà in Normandia nella notte fra il 5 e il 6 giugno 1944 è scesa dall’alto, ed è arrivata sulle sue spiagge accompagnata dalle note della cornamusa di Bill Millin. Viaggiando in questi luoghi non si può fare a meno dei ricordi, tanti uomini qua hanno perso la vita, colorando le fredde acque di questo mare con il loro sangue affinché fossimo liberi. Ma questo non vuole essere un viaggio da reduci, una commemorazione alla memoria, anche se certamente non è possibile restare indifferenti alle numerose testimonianze esposte nei musei, nei luoghi delle battaglie, nei cimiteri. Questo è un viaggio che vuol celebrare la vita che rinasce attraverso il dolore  e questi tragici avvenimenti. Ho voluto documentare come oggi questi luoghi siano meta di tutti, dalle famiglie, ai bambini, alle scolaresche, che arrivano portando allegria, per trascorrere semplicemente una giornata di festa. D’altronde i luoghi degli sbarchi sono ormai parte integrante delle cittadine che si sono sviluppate attorno, con le fattorie, gli animali al pascolo, i bistrot e le brasserie. Sulle lunghe spiagge che li lambiscono comitive vocianti con attrezzature da mare, approfittano della bassa marea che le scopre per gran parte della giornata, allontanando la battigia di alcuni metri, per trascorrere ore di spensieratezza come in una qualsiasi altra località di vacanza. E non importa se le onde procedono in senso inverso, se la brezza del nord fa accapponare la pelle scoperta anche in piena estate, se alcune di queste spiagge nobilitate dal sacrificio umano sono sassose tanto da non riuscire a camminarci sopra. Mentre sui sentieri che conducono ai residuati bellici si notano ciclisti impegnati in una alternativo tour de France, nei tanti cimiteri dove un’immensità di croci bianche accompagnate da un silenzio irreale suggestiona chiunque, i bambini procedono assorti con i loro compagni di gioco in mano. La libertà oggi ha il sapore di un gelato che due fidanzati assaporano guardando lontano, di due anziani  che fra i cespugli di Utah Beach inseguono i titoli di coda di un film che non vorrebbero rivivere. Questo lembo di terra francese ricco di storia, panorami, suggestioni, può riservare una visione diversa a un attento viaggiatore, e lasciare una testimonianza profonda sul senso della vita.

Luce del nord

Affascinata da sempre dai luoghi con grandi contrasti, ho deciso di intraprendere questo viaggio nelle terre Lapponi e Norvegesi , terre dai climi estremi dove gli inverni possono durare anche sette mesi e dove il buio artico, nelle corte giornate, diventa impenetrabile. Ho scelto di conoscere questi luoghi nei loro opposti, quando l’oscurità cede il passo alla luce, intensa, infinita, che rischiara le giornate per 24 ore ed il freddo manto di neve scopre i laghi, i parchi, le strade, la gente che si reinventa con un altro stile di vita: ho scelto di vivere e conoscere l’estate nordica. Il clima e la luce diventano gli indiscussi protagonisti per un popolo andando pesantemente ad influenzare i loro costumi, gli usi, le abitudini, ma anche il carattere. Nel periodo estivo i finlandesi come i norvegesi, appaiono meno cupi, meno depressi , non sono più costretti a rimanere troppo tempo in casa privandosi del loro stretto contatto con la natura.  Quando Juhannus segna il periodo della stagione estiva e permette alle giornate di estendersi all’infinito, si avverte una nuova energia che ben presto finisce per trasformarsi in frenesia, poiché la consapevolezza di non sprecare neppure una sola ora di luce induce a rimanere fuori il più a lungo possibile. E’ questo il momento dei festival , dei concerti, gli spazi all’aperto si popolano di famiglie, i bambini nei parchi possono finalmente ritrovare i loro giochi preferiti. I giri in bicicletta, le lunghe passeggiate diventano possibili, come diviene possibile immergersi nelle tiepide acque di un lago, dove piccoli cottage di legno sono un sicuro rifugio dalle città. Nelle notti bianche o in quelle in cui il sole risplende a mezzanotte le iniziative si moltiplicano, non si dedica  tempo al solo svago e al divertimento, ma anche alle attività quotidiane che vengono modificate in base alle nuove condizioni. L’incontro con alcuni pescatori di granchi, come quello con alcuni allevatori di renne, mi hanno fatto capire come queste attività commerciali, soprattutto in estate, possano essere affiancate da una più turistica. I pescherecci consentono di trasportare escursionisti per avvistamenti in alto mare, come le fattorie che una volta aperte consentono una migliore visione sulle colture e sugli allevamenti del territorio. L’incontro inaspettato e sorprendente con la comunità Sami di Kautokeino, ha inoltre contribuito a colorare la sferzante luce di una domenica mattina, rievocando storie e credenze di altri tempi, facendo della luce stessa una componente essenziale alla loro gioia.
La credenza popolare racconta: “Se una giovane fanciulla mette sette fiori sotto il cuscino prima di addormentarsi sotto il sole di mezzanotte, nel giorno del solstizio d’estate, il suo futuro fidanzato gli apparirà in sogno”

La Maya

A Colmenar Viejo il 2 maggio di ogni anno si celebra la tradizionale festa de La Maya. Non siamo molto distanti dalla cosmopolita Madrid, ma in questa cittadina adagiata su di un altopiano, circondata dalle montagne della Sierra perennemente innevate, il tempo pare essersi fermato.  La comunità  si stringe attorno alle sue bambine. che per un giorno diverranno delle vere e proprie dee. Come da tradizione, amici e familiari nei giorni antecedenti la festa, si recheranno in campi adiacenti per  raccogliere  fiori ed erbe aromatiche, per poi utilizzare nella costruzione dei piccoli altari, per creare le corone e le ceste. Gli altari sono cinque e ogni anno vengono adornati coi fiori e con gli arazzi nei  medesimi  luoghi dell’anno precedente, lungo un piccolo perimetro al centro della città vecchia. Le bambine di età compresa fra i 9 e i 14 anni invece si alternano, indicate in una speciale lista dai genitori al momento della loro nascita, potranno vivere questa esperienza prima del raggiungimento del quindicesimo anno. Non ci sono rivalità nè competizioni, ma solo una grande voglia di fare festa e preservare una tradizione antica di origini medievali, che vede affondare le sue radici nel paganesimo. Anticamente simboleggiava l’arrivo della primavera, oggi vede una più spiccata fusione con la religiosità. Le piccole maya protagoniste indiscusse di questa celebrazione, vengono truccate, ricoperte di fiori e monili preziosi. I loro scialli annodati sulla schiena sono antichi e  tramandati da generazioni,  i loro abiti bianchi finemente ricamati simboleggiano la purezza, con i loro sguardi fieri e compìti dimostrano la complessità e serietà del ruolo interpretato. Dovranno  rimanere immobili sui loro scranni per due ore, prima di giungere in corteo alla cattedrale e consegnare alla Vergine le offerte che le piccole assistenti munite di spazzole  e di un piccolo vassoio  d’argento, riusciranno a raccogliere in cambio di un rito propiziatorio  e di un mazzolino di tomatito. Vivere La Maya è una esperienza è ritrovare valori perduti, il senso di appartenenza ad un luogo, ma soprattutto assistere ad un elogio alla fertilità, alla natura, e in modo particolare alla donna centro dell’universo, dispensatrice di vita.

Romeria de "El Rocio"

Da oltre due secoli nella regione di Huelva in Andalusia, nei giorni della Pentecoste si svolge un singolare pellegrinaggio  “La Romeria de El Rocio”. Attraverso la ripetizione di gesti antichi, codici non scritti ma sapientemente tramandati, spiritualità e folklore si fondono assieme riportando ad un tempo lontano. Oltre un centinaio di hermandades con i loro carri trainati da buoi e da cavalli, ripercorrono i quattro originari itinerari con i loro Simpecado, (piccoli altari) che avanzano fra preghiere, canti e balli andalusi. Un’esplosione di colori accompagna il cammino, sia i cavalieri che le dame indossano gli abiti tradizionali, adornati con collane simbolo della loro Hermandade, sorretti da robusti bastoni con alla sommità mazzolini di rosmarino. La sevillana, talvolta intonata come un lamento arriva pungente, come il profumo della terra calpestata e il sapore amaro della polvere che si alza veloce. Oltre un milione di persone si riversa da ogni parte della Spagna e dal Sudamerica in questo cammino, che viene percorso  principalmente a piedi nell’assolata vegetazione andalusa. L’attraversamento del guado Quema rappresenta un passaggio obbligato, spesso nelle sue acque, quando non troppo alte, vengono celebrati i battesimi. In una atmosfera surreale il salmodiante corteo incede a piccole tappe verso la cittadina di El Rocio. La distanza può variare in base al percorso intrapreso, per raggiungerla si possono impiegare anche diverse settimane. In una frenesia collettiva che sale con l’avvicinarsi alla chiesa della Blanca Paloma, non esistono barriere, gente comune, gitani, nobili, artisti intellettuali, gli uni vicini agli altri nella festa come nella devozione. L’arrivo al piccolo paesello bianco, fatto di strade sabbiose e minuscole case è trionfale, ogni compagnia sfila in tutto il suo splendore per rendere omaggio alla Vergine, in attesa della sua uscita in processione. Tutto si consuma velocemente, fra implorazioni e voti, i pellegrini sono pronti a ripercorrere lentamente la strada che li ricondurrà a casa pensando già alla prossima romeria.

Pskovo

A Pecory una piccola cittadina un po’ polverosa della Russia nord occidentale sorge, assieme a una statua di Lenin, il monastero ortodosso Pskovo-Pecorskij Svjato-Uspenskij. Uno dei monasteri più belli e meglio conservati dell’ ex Unione Sovietica. E’ una struttura composta da più edifici, aggiunti nel tempo con l’arrivo dei monaci, quello più antico pare essere la chiesa, costruita su alcune grotte sottostanti. A causa della guerra di Livonia a protezione, furono erette anche delle mura lunghe 810 metri e puntellate da alcune torri. Cupole blu e oro finemente decorate fanno capolino, rendendosi visibili anche da lontano, una fonte di acqua freschissima zampilla all’interno del suo cortile inferiore. Ovunque alberi e fiori profumati, ricordano il lavoro costante e paziente dei monaci residenti. Ogni anno in agosto, sul piazzale superiore del complesso monastico, viene celebrata una importante festa religiosa per l’intera comunità: la Dormizione della Santissima Madre di Dio. Migliaia di pellegrini giungono dai luoghi più sperduti, per presenziare alle celebrazioni e alla processione, che ha come percorso il perimetro esterno al monastero. L’icona della vergine adornata di fiori bianchi, e sorretta da numerosi uomini, viene fatta sfilare fra i fedeli. Un cordone di sicurezza deve arginare la folla che cerca di sfiorarla e di baciarla. Sono in molti ad avere fra le proprie mani o appese al collo, immagini della santa. In una atmosfera di devozione collettiva, il salmodiante corteo avanza fra canti e preghiere. Lungo il tragitto sono previste tre soste, dove il Patriarca di San Pietroburgo, affiancato da diversi sacerdoti procede spedito con i suoi sermoni. Ci sono uomini barbuti che stringono mazzi di fiori da lasciare in offerta, donne dal capo coperto e dalle lunghe gonne che si sorreggono a vicenda, camminando con fatica. Tutto questo accade ai margini dell’Europa, dove un occidente sempre più smarrito, in cerca di una propria identità e in crisi di fede, vede le proprie religioni morire, le chiese svuotarsi per poi essere vendute, le messe dimezzarsi, i sacerdoti estinguersi. Il nostro continente sta perdendo la fede, che come una bassa marea piano piano si sta ritirando. La risposta sarà forse il senso di appartenenza che abbiamo perduto, il nostro cieco individualismo, la nostra incapacità di donare? In queste persone che non si conoscono, ma che hanno sulle spalle secoli di povertà, di divisioni e conflitti c’è un unico denominatore dato proprio dalla fede. Una fede assoluta e devota che riesce a lenire le ferite lasciate nel tempo, unendo gli intenti per far guardare al futuro.

Seto

C’era una volta un regno incantato abitato da re e da regine. Era il regno dei Seto, una minoranza etnica indigena che viveva in armonia con la natura e l’intero creato. Questa vasta area chiamata Setomaa, situata tra il sud-est dell’Estonia e il nord-ovest della Federazione Russa non esiste più nella sua interezza. In seguito all’indipendenza estone nel 1918 le terre vennero sottratte alla popolazione che le abitava e furono ridistribuite. Con l’occupazione sovietica il territorio venne ulteriormente diviso fra i due stati e dal 1993 il confine russo non è più attraversabile senza visto. I Seto che sono circa 13.000, si trovano oggi divisi nella quotidianità, la maggior parte di loro ha scelto di vivere in Estonia, dove con maggiore facilità riesce a portare avanti gli intenti di preservazione della propria cultura. I Seto hanno una propria lingua appartenente al ceppo linguistico Baltico-Finlandese che fa parte del gruppo Ungro-Finnico. Definiti anche mezzi-credenti per la contaminazione fra i riti pagani e ortodossi che osservano, rivestono il canto di una importanza fondamentale. Il loro canto multi-tonale detto leelo dal 2009 è divenuto Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco. I loro abiti finemente ricamati richiamano i disegni della loro bandiera, le donne ne posseggono uno nuovo e uno antico, quest’ultimo indossato solo durante le celebrazioni. Le sposate portano un copricapo che ne nasconde i capelli e appariscenti collane in argento, la complessità e dimensione dei gioielli sono un segno distintivo di ricchezza. Da questo nasce un loro modo di dire che afferma “Una donna va sentita prima che vista”. Ogni anno nella contea di Radaja, oltre il confine russo viene celebrato il festival della cultura Seto. E’ questa una occasione di incontro e scambio, dove tutti i gruppi estoni e russi si ritrovano. Intorno al piccolo museo che ne testimonia il passato e sotto lo sguardo attento del re e della regina, (che ancora oggi vengono eletti) le celebrazioni hanno il loro inizio. Fra canti e danze tradizionali, vengono tenuti discorsi. piantati piccoli alberi. propiziata la terra. Il grande falò acceso alla conclusione dei festeggiamenti è in onore di Peko la divinità Seto della fertilità e dei raccolti. Il futuro di questo popolo oggi appare incerto, anche se diverse istituzioni sono state create per salvaguardare la loro identità culturale. Soltanto i giovani potranno aiutare a tramandare il loro grande patrimonio decidendo di ripopolare queste terre, troppo spesso abbandonate per povertà e mancanza di lavoro, riunificando dove il confine li aveva divisi.

Kihnu, l'isola delle donne

L’odore di mare è intenso e il piccolo traghetto che infrange le onde arrancando velocemente lo amalgama al suo interno con quello di nafta e caffè. La piccola isola di Kihnu si para improvvisamente di fronte, con il suo minuscolo porto, la distesa infinita di boschi e casette di legno disseminate qua e là, affermando la sua identità di luogo rimasto isolato e preservato per secoli. Situata a 40 Km a sud-ovest di Parnu nel Golfo di Riga, risulta essere un museo vivente della cultura estone. Per le sue tradizioni orali e immateriali, nel 2003 l’Unesco ne ha dichiarato le ricchezze culturali, mantenute e perpetuate negli anni dalle isolane. Già definita in passato “l’isola delle donne”, per la loro destrezza nel dirigere le questioni di ordine pratico, ma anche politico e economico, durante le assenze in mare dei loro uomini. Ancora oggi è possibile trovare una certa forza e fierezza nei loro sguardi. Arriviamo in un sabato mattina ventoso, che ci rende ancora più faticoso l’utilizzo del solo mezzo possibile; la bicicletta. Non ci sono molte strade da scegliere, ma per arrivare al nucleo centrale composto dal piccolo emporio, dalla chiesa e dal museo, c’è parecchio da pedalare. Il silenzio si fa intenso e riverente, soprattutto in prossimità del piccolo cimitero. Non ci sono auto, solo qualche vecchio camion sovietico rivisitato a mezzo di trasporto che incede faticosamente, affiancando le tipiche motorette con le casse di legno per la consegna del pesce fresco. Dalla strada principale si diramano piccoli sentieri, che come vene sottili si insinuano nella vegetazione, fagocitando alcune donne che incontriamo. Procedono velocemente con i loro abiti tradizionali e i fazzoletti in testa, inforcando biciclette rosse con determinazione e eleganza. Le ritroviamo di fronte alla deliziosa chiesa, dove la energica custode nel dialetto locale, cerca di darci il benvenuto. Lentamente il piazzale si popola di figure sospese nel tempo, seppure giovani sembrano infatti appartenere a un’altra epoca. Indossano fantasie floreali sgargianti, con i loro lunghi grembiuli, a protezione delle pesanti gonne vermiglio, in tutto simili a quelle delle donne peruviane e boliviane. Nella trama e nei colori di questi tessuti un vero e proprio decalogo, per decifrare la storia di chi le indossa, per capirne lo stato d’animo e la vita vissuta. Oggi è un giorno di festa e l’intera comunità si stringe attorno alla piccola Oleg, per il suo battesimo. Anche il sacerdote è arrivato appositamente dalla terra ferma per la celebrazione, ripartirà con il primo traghetto disponibile. Nel periodo estivo sono previste tre partenze giornaliere, mentre da ottobre l’isola diviene irraggiungibile dal mare a causa del ghiaccio. I giorni in questo lembo di terra scivolano via lentamente, c’è ancora il tempo per ascoltare la natura, per raccontare storie, per assaporare quello che si possiede, piuttosto che rincorrere ciò che si vorrebbe. 


Contatti

Potete contattarmi riempiendo il seguente formulario.

Share by: